Il CARNEVALE NELLA STORIA MUSICALE

Il Carnevale è sicuramente uno degli spettacoli più interessanti e antichi della storia. Il Carnevale è rivoluzione e molti musicisti si sono dedicati al Carnevale, perché dove c’è libertà, c’è musica! Troviamo numerosi compositori che si sono avvicinati a questa forma, scrivendo brani che ripercorrono tutte le tappe musicali sino ai nostri giorni.

“ Benvenuto Cellini ” di Hector Berlioz.

L’operetta “ Der Karneval in Rom ” scritta nel 1873 da Johann Strauss e rappresentata a Vienna il 1° marzo dello stesso anno, è una delle pagine più interessanti della produzione straussiana. Il compositore austriaco riproduce con gusto la dimensione del Carnevale, abbinandola ad una trama amorosa che vede come protagonisti il pittore Arthur Brick e la dolce Marie.

Liszt, ispirandosi alle tradizioni folkloristiche dell’Ungheria e al Carnevale di Pest, compose una famosa rapsodia ungherese generando un brano virtuosistico, trascinante, dove si colgono canti e danze tipiche del periodo carnevalesco. Segue, il “Carnevale di Venezia” è uno dei brani più conosciuti ed amati.

Lo stesso F. Chopin scrisse delle variazioni pianistiche sul tema ormai entrato nella storia. La scena continua con Strawinsky che in “ Petrouchka ”, commenta esaurientemente l’idea del Carnevale, con la folla che danza ininterrottamente su temi popolari. La danza delle balie, il contadino con l’orso, le zingare, il venditore ambulante, sono tutti momenti magici che il compositore fissa nello splendido balletto poi rappresentato a Parigi il 13 giugno del 1911 e con il quale Diaghilev esportò la matrice carnevalesca russa, facendola conoscere al resto d’Europa e specialmente alla cultura francese, i cui massimi esponenti erano Satie, Cocteau, Picasso, Debussy e Ravel. Un perfetto collegamento, poiché anche la Parigi musicale aveva già scoperto questa formula con Fauré e Saint-Saens, senza dimenticare Milhaud. A proposito di Saint-Saens, egli è un autore che rispecchia totalmente l’amore per il gusto del Carnevale. Il famoso “ Carnevale degli animali ”, scritto in Austria nel 1886, adotta l’idea dello zoo fantastico e fantasioso, con lo scopo di riportare in superficie i vizi e le cattiverie degli uomini. In questo caso, il compositore usa l’ironia come linguaggio, giustificando il Carnevale come momento della verità.

Robert Schuman ha saputo avvicinarsi al mondo del Carnevale e delle maschere attraverso una delle composizioni più belle e ironiche della sua produzione: “ Carnaval ”. Nel brano emerge una visione drammatica del Carnevale, sovvertendo gli schemi e i canoni che i compositori precedentemente citati avevano creati. In Schumann, le maschere di Pierrot e di Arlecchino hanno un collegamento con la morte, come massima liberazione dello spirito dell’individuo.

Antonin Dvorák, il quale concepisce la composizione come una pagina descrittiva, ricca di strepiti e suoni aspri, che vogliono ricordare i fuochi d’artificio. Un commento attraverso la musica di quello che avviene durante le feste dedicate al carnevale. Dvorák in questo contesto utilizza l’orchestra come veicolo per descrivere il Carnevale, al contrario dei grandi maestri del virtuosismo ottocentesco e cioè Paganini e Liszt, che hanno trattato questa tematica con lo strumento del quale erano dei virtuosi: il violino e il pianoforte. A proposito di Paganini, nel 1829 scrisse le variazioni sulla canzone veneziana: “ Oh mamma, mamma cara ”, da “ Il Carnevale di Venezia ”, il cui manoscritto si trova nella Biblioteca Casanatense, a Roma.  Quindi, notiamo anche nel grande violinista genovese, un’attrazione verso questo tipo di spettacolo, risolta con un uso virtuosistico del violino. Variazioni di grande effetto, che vogliono ricordare i momenti di gioia e spensieratezza del Carnevale stesso. Infine, esiste un ultimo aspetto presente nella musica e cioè gli scherzi e le burle.

Tra i compositori conosciuti come “burloni” per antonomasia, il più famoso è Rossini, seguito da Berlioz, Satie, Chabrier e tanti altri. Per quanto riguarda Rossini, esiste una sua opera, il “ Signor Bruschino ”, rappresentata a Venezia durante il Carnevale del 1813, che ci ricorda uno scherzo ai danni dell’impresario del Teatro San Moisé, dove venne data l’opera, il quale fornì al compositore un libretto pessimo. Proprio sul libretto, Rossini creò molti scherzi, soprattutto nell’Ouverture, dove il musicista mise in partitura i colpi degli archetti sui leggii. Guarda caso, l’opera fu data durante il Carnevale!